Nuovi linguaggi della progettazione
di Ivana Carbone
in: Architettura del colore (rubrica), CaseArchitetture, 2013 – Edizioni dell’Anna, Roma
Attraverso il colore, la vita regola l’equilibrio delle forme viventi. Ciò che viene realizzato per l’uomo, può ignorare il colore? L’architettura che cerca di dare risposta alle attività umane e non al proprio scultoreo compiacimento, può essere “incolore”, demandando alla luce solare questa capacità di attribuire vibrazioni alla materia?
C’è chi ha saputo raccogliere la misteriosa potenzialità della luce, rendendola evocatrice di bellezza, in un tutt’uno con la sua espressione cromatica. Il binomio luce-colore, trasferito sulla materia con risvolti emozionali, è espresso nei capolavori di Luis Barragàn.
Il colore, storicamente relegato nell’ambito dell’irrazionale (e quindi indecifrabile e pericoloso) e dell’inessenziale (cioè puro belletto), come sostiene David Batchelor, comincia ad assumere solo dal secolo scorso una valenza sostanziale. Sulla base dell’etimologia del termine colore che in latino rimanda al verbo “celare, nascondere”, la filosofia occidentale, spesso concentrata sulla dicotomia essenza-apparenza, ha contribuito ad allontanare le componenti cromatiche dagli schemi logici. Che oggi il colore torni in scena, va inteso come una riappropriazione o come una rassegnazione alla superficie delle cose, in un deserto di significati?
In molti interventi di architettura contemporanea il colore è un efficace strumento di ricerca di nuovi codici semantici. Il colore come significato e simbolo può essere letto nell’intervento di Jean Nouvel per il bergamasco Kilometro Rosso, dove questo delimita da un lato il mondo rumoroso e inquinato dell’autostrada e, dall’altro, il suo colore complementare che è il verde del parco. Rosso è il colore che definisce limite, trasversalità, ma anche legame, e in questo caso il rosso assume connotazioni astratte perché, come sostiene l’architetto, essendo rivolto a nord, non ha ombre.
I colori sono in grado di veicolare significati, come spesso accade, o di influenzare il nostro ambiente e le nostre opinioni. Come suggerisce il maggior esperto al mondo in materia di Storia dei colori Michel Pastoureau, “quando si tratta di colore, tutti i problemi si pongono contemporaneamente: fisici, chimici, materiali, tecnici, ma anche iconografici, ideologici, simbolici”.
Recenti studi che ripropongono un excursus storico, infatti, ammettono quanto il colore sia espressione di un vero fenomeno culturale, che si relazioni, ad esempio, alla ricerca di punti di riferimento anche simbolici, in grado di riappropriarsi dell’identità locale in una mutata visione urbana.
Gli interventi progettuali, anche grazie ai nuovi materiali che ne concretizzano le potenzialità espressive e alle nuove tecniche di fissaggio a secco, rendono il colore un efficace strumento di comunicazione e di affermazione del segno architettonico, talvolta trade-mark di grandi dimensioni. La consapevolezza che il colore possa rimandare tanto a riferimenti concreti del mondo organico quanto a realtà percettive ed emozionali fa riflettere sulla possibilità di un’architettura che vada oltre la componente puramente razionale.
È l’architettura emozionale a raccogliere e far proprio questo aspetto, mutando gradualmente la dimensione individuale in una collettiva, evidente sotto gli occhi di tutti ma con la precisa intenzione di suscitare emozioni “estetiche” ed alludere all’armonia. Ciò si realizza nelle atmosfere astratte e intimistiche delle opere di Luis Barragàn dove riecheggiano i versi del poeta messicano Carlos Pellicer secondo cui gli occhi che non “sanno vedere” corrispondono ad anime che non sanno sperare.